“Anche in un deserto può sempre nascere un fiore”
Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, la Caritas diocesana di Iglesias ha continuato e rafforzato i propri servizi per stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti. Fra i diversi servizi rimasti attivi, anche i Centri di ascolto della Diocesi, seppur con giorni e orari modificati per necessità, hanno continuato ad operare sempre in presenza.
C’è una povertà che sfioriamo ogni giorno, che abbiamo accanto e di cui spesso non siamo consapevoli. La povertà concreta di chi, a causa della crisi economica, della perdita di lavoro, di una malattia, si vede trascinato in un mondo che non conosceva; la povertà di uomini e donne, spesso giovani, che non avrebbero neppure immaginato di trovarsi un giorno a non avere i mezzi per assicurarsi una vita dignitosa. Di disagio sociale e di povertà si è sempre parlato ma oggi siamo di fronte ad una situazione critica. L’aumento consistente del numero di persone che, in un contesto di partenza “normale” si ritrova indigente, pone di fronte a noi il dramma di tante famiglie alle prese con diverse difficoltà economiche, rispetto alle quali molto spesso non sanno come reagire: si trovano smarrite, quasi avvolte nell’ombra, dovendo affrontare una condizione che può essere anche drammatica.
L’ascolto nasce dalla volontà di spezzare quest’ombra, questo deserto troppo silenzioso; dalla volontà di accendere una luce su storie altrimenti destinate a restare al buio. L’ascolto nasce dal desiderio fraterno di raccontare vite invisibili ma non per questo prive di concretezza, di umanità ferita. Una realtà di cui non siamo e non vogliamo essere meri testimoni silenti.
Tutt’altro: come cristiani dobbiamo sentirci fortemente coinvolti, responsabili come fratelli, gli uni degli altri. In tutto questo tempo di fragilità per ognuno di noi, a causa della pandemia, abbiamo incontrato e ascoltato esperienze difficili. Raccontando le loro storie, riuscendo a far vedere una nuova strada verso la serenità per molte famiglie, partendo dall’esperienza umana e dalle parole delle persone coinvolte, abbiamo cercato di fare luce su una realtà altrimenti silenziosa e di testimoniare che la vita di una persona può sempre cambiare in meglio. Le loro storie sono piene di paure ed incertezze ma anche di coraggio. Il cambiamento avviene attraverso un incontro che diventa fraternità.
Nel mese di giugno 2020 si è presentata al Centro di ascolto una ragazza di 32 anni, con figli e reduce da una separazione burrascosa: una persona molto provata, senza casa e senza sussidi; molto spaventata per il fatto di non avere apparentemente niente da dare ai propri figli, la più grande dei quali in attesa di un bambino. Inizialmente viveva da un’amica che l’aveva accolta.
Giunta al Centro d’ascolto, indirizzata dal Consultorio della ASL, il primo giorno che l’abbiamo incontrata era molto diffidente e spaventata. L’abbiamo accolta affinché si sentisse a casa, assicurando che la sua storia – come quella di tutti coloro che si rivolgono ai Centri di ascolto – sarebbe rimasta nel segreto di quelle mura e di quei cuori fraterni.
Ci sono stati degli interminabili silenzi, fino a che, dopo averle chiesto il suo nome, la ragazza ha iniziato ad aprirsi e a parlare, seppur alternando continui silenzi carichi di significato e molto comunicativi. Dopo aver ascoltato la sua storia, i suoi bisogni e le sue richieste incerte e impaurite, abbiamo iniziato a tracciare insieme a lei una strada da percorrere. Quel giorno è andata via un po’ più serena. È tornata dopo una settimana, dicendoci che aveva ricevuto la tessera per l’Emporio della solidarietà e che stava lavoricchiando; in seguito l’abbiamo orientata al Caf per effettuare le pratiche utili ad ottenere alcuni sussidi di cui aveva diritto. Inoltre, le abbiamo suggerito di continuare ad andare al Consultorio, per lei ma soprattutto per la figlia in attesa. Ha trovato una piccola casa, per il cui affitto abbiamo provveduto inizialmente a sostenerla. Recentemente ha ottenuto il reddito di cittadinanza e, seppur con molta fatica, riesce a sostenere le spese quotidiane.
Finalmente il percorso della sua vita ha cominciato a prendere una traiettoria diversa. Si tratta di un cambiamento che è partito anzitutto dalla stessa ragazza. Inoltre, il Centro d’ascolto ha operato in rete con la comunità. Infatti, per poterla guidare ed aiutare sono state coinvolte diverse risorse (civili ed ecclesiali) che operano nel nostro territorio. La sua storia, peraltro, ha provocato un cambiamento interiore anche fra le volontarie del Centro di ascolto, ricordandoci come anche in un deserto, il nostro deserto – non solo quello di chi ci chiede aiuto –, può sempre nascere un fiore.
Anna Franca Manca